Rispetto ai 17.000 litri di benzina bruciati in media da un’automobile, la batteria di un veicolo elettrico (EV) consuma appena 30 kg di materie prime, tenendo conto del processo di riciclo. È quanto emerge da un nuovo studio di Transport&Environment, che dimostra come l’attuale dipendenza dell’Europa dal petrolio greggio superi di gran lunga il suo fabbisogno di materie prime necessarie per le batterie. Di fatto, come afferma Carlo Tritto, Policy Officer di T&E, “nel suo ciclo di vita un’automobile alimentata a combustibili fossili brucia in media l’equivalente di una catasta di barili di petrolio alta come un grattacielo di 25 piani. Tenendo conto del riciclo dei materiali usati per le batterie andrebbero perduti soltanto 30 kg circa di metalli, più o meno le dimensioni di un pallone da calcio”.
Un divario destinato ad aumentare considerati i progressi tecnologici attesi nel prossimo decennio che ridurranno della metà la quantità di litio occorrente per fabbricare una batteria EV. La quantità di cobalto necessaria diminuirà di oltre tre quarti, e quella di nichel di circa un quinto.
A migliorare ancora la situazione a favore delle veicoli con la “scossa” è la riduzione drastica della domanda di materiali vergini necessari per la produzione dei mezzi elettrici, cosa che non è verosimile per le automobili convenzionali. Secondo lo studio, infatti, nel 2035 più di un quinto del litio e il 65% del cobalto necessari per produrre una batteria nuova potrebbero provenire dal riciclo di vecchi accumulatori. Inoltre, già nel 2021 l’Europa potrebbe produrre una quantità di batterie sufficiente per rifornire il proprio mercato di EV. Per il prossimo decennio sono già in progettazione 22 gigafactory di celle di batterie, la cui capacità di produzione toccherà i 460 GWh nel 2025, abbastanza per equipaggiare 8 milioni di automobili elettriche a batteria.
Taglio alla CO2 del 63%
Di interesse è pure l’analisi delle emissioni di gas serra emesse durante il ciclo di vita (LCA) delle auto a batterie e di quelle a benzina. Considerando l’attuale mix energetico dei paesi dell’Unione europea, l’abbattimento della CO2 consentito dalla tecnologia con la “scossa” sarebbe intorno al 63%. In altre parole, un’auto elettrica sarebbe in grado di rilasciare solo un terzo dei gas serra rispetto a un modello termico nell’arco dell’intera vita. Un valore che cambia a seconda del mix energetico del paese, con la situazione peggiore rappresentata dalla Polonia, nota per l’elevata incidenza di “corrente” prodotta da carbone. In tale contesto, rimarrebbe comunque un risparmio di CO2 a favore delle EV, seppur ridotto a 22 punti percentuali. Sul fronte opposto il taglio dei gas serra arriverebbe a -79% in Svezia, nazione con energia proveniente da rinnovabili e nucleare superiore all’80%. Per l’Italia la riduzione a favore delle elettriche è del 57%.
Come per le batterie, anche i dati delle emissioni di gas serra dei veicoli elettrici sono destinati a migliorare in futuro. Il motivo è la quota crescente di “corrente” proveniente da fonti rinnovali, in particolare da eolico (nel 2040 si attende che rappresenti il 50% del totale energetico europeo), fotovoltaico e idroelettrico.