I punti di ricarica pubblici presenti in Italia sono circa 19.300 (dato aggiornato a dicembre 2020, fonte il report di Motus-E “Le infrastrutture di ricarica pubbliche in Italia”), numero destinato a salire in futuro. Nonostante sia stato l’anno della pandemia, ad esempio, nel 2020 le installazioni sono cresciute del 39%. La sola Enel X prevede di installare 14.000 colonnine entro il 2022 e programmi di espansione della rete sono già pianificati dagli altri operatori del settore, a cominciare da A2A, Edison e Gruppo Hera. Inoltre, il Piano nazionale per la ricarica dei veicoli alimentati a energia elettrica impone l’inserimento di colonnine all’interno di tradizionali stazioni di servizio, comprese quelle autostradali. Un’opzione che inizia a essere attuata e dovrebbe accelerare con la maggiore diffusione dei veicoli a batterie e con il crescente interesse verso la mobilità elettrica delle stesse compagnie petrolifere.
Si sta lavorando per risolvere anche due limiti della rete attuale. Il primo è la concentrazione disomogenea per aree geografiche, con alcune zone ad alta concentrazione di colonnine e altre dove la ricarica pubblica è più difficile. Una disparità destinata a scomparire considerato che ora le nuove installazioni si effettuano con prevalenza nelle aree ancora non coperte dal servizio. Il secondo riguarda la velocità di ricarica, con la rete di colonnine con potenze da 7 e 22 kW è sempre più integrata con le soluzioni Fast (50 kW), Ultra Fast (150 kW) e presto, con quelle high-power con una potenza fino a 350 kW capaci di effettuare una ricarica completa in circa 15 minuti. Una rete HPC (high power charging) che prevede 400 stazioni in tutta Europa a integrazione di un infrastruttura complessiva di oltre 100.000 punti di ricarica.
Ricordiamo anche che virtualmente in Italia esistono milioni di punti di ricarica per veicoli elettrici: monopattini, bici a pedalata assistita, scooter e moto che si possono collegare direttamente alle comuni prese domestica. Un’opzione che per le auto è di emergenza, ma comunque possibile. Inoltre è doveroso rimarcare che oltre il 70% dei “rifornimenti” oggi è effettuato a casa o presso le aziende.
Manca la prospettiva europea. Chi compra un’auto vuole anche farsi le ferie viaggiando in Europa. O magari deve andarci pure per lavoro… per correttezza, poi, bisogna citare il marasma per poter pagare, visto che ancora non esiste una unica infrastruttura compatibile con lo standard ISO 15118.