Il “lockdown” ha avuto conseguenze sulla viabilità, sull’utilizzo dei mezzi pubblici e sulla qualità dell’aria, nonché rappresentato una preziosa occasione di “stress test” per lo studio di possibili soluzioni di mobilità più sostenibile all’interno delle città. In tale contesto, RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) ha effettuato uno studio sull’area di Milano per analizzare come sia cambiata la domanda di mobilità durante la quarantena concentrandosi su una delle soluzioni adottate per limitare i contagi, lo smartworking. Di seguito una sintesi dei risultati della ricerca, mentre il dossier completo è consultabile QUI.
Conseguenze del lockdown sulla mobilità di Milano
I provvedimenti presi per il contenimento del contagio hanno generato una rilevante e progressiva diminuzione degli spostamenti nella città di Milano. Rispetto al periodo ante Covid, si è stimata una riduzione pari al 25% nel periodo 1 Covid (25 Febbraio-6 Marzo) e del 55% nel periodo 2 Covid (9-20 Marzo), come mostrato in Figura 2.
Di tutti gli spostamenti giornalieri registrati, circa il 45% può essere definito sistematico, avviene, cioè, secondo un tragitto casa-lavoro (o studio), con una “sistematica” ripetizione del percorso origine-destinazione in tutti i giorni feriali. Tutti gli spostamenti che non rientrano nella sistematicità casa/lavoro, come ad esempio il recarsi al supermercato per fare la spesa, vengono detti occasionali e si attribuiscono sia alla categoria degli occupati sia a quella dei non occupati.
In Figura 2 viene mostrata la ripartizione tra le due tipologie di spostamenti nei tre periodi analizzati, entrando anche nel dettaglio della categoria di utente. Mentre nel primo periodo di lockdown gli spostamenti casa/lavoro e quelli occasionali calano entrambi di circa il 25%, nel secondo periodo le prescrizioni di “rimanere in casa” sembrano aver colpito maggiormente gli spostamenti occasionali. In particolare, osservando nel dettaglio l’andamento degli spostamenti occasionali (figura a destra), le prescrizioni di chiusura hanno interessato maggiormente gli occupati (65%) rispetto a quelli non occupati (46%).
La chiusura degli uffici e delle attività non ha limitato, quindi, i lavoratori solo nei tragitti casa/lavoro ma anche in tutte le altre tipologie di spostamento, in modo maggiore rispetto alla restante parte della popolazione.
Il cambiamento radicale delle abitudini, dato dal non doversi recare più tutti i giorni sul posto di lavoro, ha dunque generato una maggiore percezione della necessità di rimanere presso la propria abitazione, limitando anche gli spostamenti occasionali.
Analizzando la “geografia del fenomeno”, è emerso che la macrozona interna è quella che ha registrato percentualmente la maggiore riduzione degli spostamenti, sia per motivi lavorativi che per motivi occasionali. L’area centrale di Milano è infatti quella con la maggior concentrazione delle attività che sono state coinvolte dalle chiusure del Decreto dell’11 marzo 2020 (uffici, negozi, luoghi di riunione).
Analisi delle potenzialità dello smartworking come soluzione di mobilità sostenibile
Alla luce delle osservazioni fatte, è possibile elaborare alcune considerazioni sulle potenzialità, a livello di mobilità nella città di Milano, del ricorso allo smartworking per il lavoro di ufficio e lo studio.
RSE ha stimato che il 63% dei lavoratori rimasti a casa ha potuto continuare a lavorare grazie al ricorso al lavoro da remoto, fatto che, considerati i dati citati in precedenza, si ricava che lo smartworking ha un potenziale di riduzione degli spostamenti totali giornalieri pari al 14,5%.
Questa percentuale è sicuramente una stima di massimo potenziale esprimibile dalla città, in quanto presuppone che tutti i lavoratori che possono far ricorso allo smartworking lo utilizzino contemporaneamente, e lavorino da casa tutti i giorni della settimana.
Approfondendo l’analisi ai dati di mobilità suddivisi per fasce orarie (Tabella 1) risulta che nelle ore di punta, caratterizzate da maggior traffico e affollamento sui mezzi pubblici, lo smartworking permette un potenziale di riduzione degli spostamenti totali che raggiunge un massimo del 19% alla mattina e il 16% alla sera.
Un’ulteriore considerazione riguarda il fatto che gli spostamenti da e per il luogo di lavoro o di studio sono mediamente caratterizzati da distanze percorse maggiori rispetto a quelli occasionali.
In tale contesto, lo smartworking potrebbe permettere riduzioni considerevoli degli spostamenti, con punte sino al 48% durante le ore di punta, come mostrato in Tabella 2.
Riduzioni degli spostamenti in termini di risparmio energetico e ambientale?
Gli spostamenti evitati grazie al ricorso al lavoro agile ha permesso di stimare una riduzione potenziale di circa 5’800’000 vetture-km al giorno, per quanto riguarda il solo trasporto privato in automobile, che costituisce circa il 60% del totale. Questo significa un risparmio nei consumi di 112 ktep/anno, pari a circa il 15% dei consumi totali dovuti agli spostamenti in auto nell’area di Milano, dei quali il 58% interessa direttamente il territorio comunale. Gli effetti ambientali si tradurrebbero nelle mancate emissioni di inquinanti, tra cui 500 tonnellate al giorno di PM 2,5 e 1.300 tonnellate di CO2 evitate.
E’ interessante domandarsi come si collocano questi risultati in confronto a quanto sarebbe possibile ottenere da altre tipologie di interventi sulla mobilità, nell’ottica di maggiore sostenibilità ambientale.
Facendo riferimento a uno studio, RSE e Tandem hanno elaborato due scenari sui possibili miglioramenti dell’offerta di mobilità nell’area di Milano.
Il primo, denominato A-TRANSIT, è stato incentrato sul potenziamento del trasporto pubblico locale (in particolare con l’introduzione di due nuove linee della metropolitana e l’incremento delle frequenze dei treni) e sull’evoluzione delle politiche di tariffazione. Il secondo, denominato B – ELETTRICO, è stato incentrato sia sulle variazioni al trasporto pubblico, recependo le valutazioni fatte nello scenario A, sia su una massiccia modernizzazione della modalità privata (in particolare l’introduzione dell’area B e la marcata spinta verso le auto e i monopattini elettrici).
Lo scenario A-TRANSIT, incentrato, sostanzialmente, in un passaggio dall’utilizzo dell’auto privata in favore del TPL, permette un risparmio sui consumi totali dovuti agli spostamenti in auto pari a circa il 7% rispetto al caso base.
Lo scenario B – ELETTRICO, invece, che prevede anche una transizione verso la mobilità elettrica privata, permette un risparmio sui consumi totali dovuti agli spostamenti in auto pari a circa il 25% rispetto al caso base (al netto dei consumi elettrici).
Si può dunque affermare che il ricorso allo smartworking, anche se applicato in forma più leggera rispetto a quanto ipotizzato in questo studio preliminare, potrebbe permettere riduzioni dei consumi e delle emissioni paragonabili a quelli di altre tipologie di interventi (potenziamento del TPL, mobilità elettrica…) e si colloca quindi sicuramente tra le soluzioni che possono essere messe in campo per rendere più sostenibile la mobilità all’interno delle città.