L’auto elettrica in Italia ha davanti a sé un futuro radioso. Questa la conclusione che emerge dall’analisi di Dino Marcozzi, segretario generale di Motus-E, organizzazione no profit impegnata a favorire la transizione verso la mobilità elettrica e a divulgare i benefici a essa collegati. Durante la prima settimana di marzo, infatti, Motus-E ha presentato le sue proposte operative al MISE, con l’augurio di avviare una cabina di regia in grado di pensare e attuare una progettualità comune a tutti gli attori della filiera.

Anche se le criticità non mancano – si pensi ad esempio ai costi dei veicoli o alle sfide legate al fabbisogno di energia elettrica –  il potenziale per una significativa opportunità di sviluppo esiste ed è a portata di mano. Si sta parlando – per dare qualche cifra – di 164 imprese di grandi dimensioni (cioè con fatturato maggiore di 100 milioni di euro nel 2017), capaci di incidere sulle dinamiche del settore e coinvolgere PMI e start-up ad alto valore aggiunto e alto trasso di innovazione, in un settore che dal 2013 al 2017 ha registrato un tasso crescita del 28,7%. Secondo una stima di The European House – Ambrosetti, il fatturato complessivo della filiera della mobilità elettrica made in Italy potrebbe arrivare fino a 98 miliardi di euro nel 2030. La stima di crescita riguarda soprattutto il comparto manifatturiero della filiera, che nel quinquennio 2013-2017 ha coinvolto 3200 imprese (circa il 30% del totale).

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