Il ruolo dei motori endotermici con i biocarburanti, i costi della transizione, quelli per le colonnine, le ricariche e reti. Il franco dibattito alla manifestazione svoltasi la scorsa settimana a Milano.
La mobilità elettrica in tutte le sue forme; come stanno affrontando le città italiane la diffusione dei veicoli a batteria; lo stato dell’arte della diffusione delle colonnine di ricarica e soprattutto i costi legati alla mobilità “alla spina”, in termini di prezzo per il consumatore e costi della transizione. A Milano, nella suggestiva sede del Palazzo della Regione Lombardia, dal 26 al 28 settembre si è tenuta e_mob, la conferenza nazionale della mobilità (promossa dal Comune di Milano, Regione Lombardia, Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, a2a, ATM Milano, Class Onlus, Consorzio Cobat, Gruppo Hera, Enel X e Edison) che ha coinvolto operatori della rete elettrica, istituzioni e case automobilistiche per fare il punto su uno dei temi che più divide i settori dell’automotive e dell’energia.
Nella seconda giornata (venerdì), dedicata agli aspetti tecnici della mobilità elettrica, anche una riedizione del tavolo Tiscar. L’ex capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente ha infatti moderato la sessione più “frizzante” dell’evento che ha visto tra i protagonisti il vice ministro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni, il responsabile unità Monitoraggio, studi e statistiche del Gse Luca Benedetti, Stefano Saglia del collegio di Arera, l’a.d. di Rse, Maurizio Delfanti e l’Agenzia delle Dogane con Luca Pagnanelli, capoufficio della direzione regionale per la Lombardia.
“Sono qui anche per raccogliere idee”, ha esordito Stefano Buffagni. “Siamo consapevoli che ad ogni azione corrisponde una reazione: la transizione comporta anche sacrifici, si lasceranno tanti morti e feriti sul campo di cui il Governo si dovrà già far carico oggi nella programmazione della curva che stiamo cercando di prendere”. Perché, ha spiegato il vice ministro, “questa transizione ha dei costi”. L’intervento arriva poche ore dopo la marcia per il clima che ha coinvolto milioni di ragazzi in tutto il mondo: “va bene la manifestazione però ogni scelta ha dei costi – ha sottolineato Buffagni – compresa quella dei ragazzini che erano oggi in piazza a protestare, legittimamente, per dare un messaggio al mondo ma che sono stati abituati a vivere con un livello di consumi che non è proprio in linea con le aspettative “green” che hanno del futuro”. Una transizione “da affrontare a 360 gradi”: con questo spirito il vice ministro ha annunciato un progetto di “strategia di paese: anticipo qui che abbiamo coinvolto le più grandi università d’Italia, i grandi istituti finanziari, alcune aziende di Stato e alcune aziende private nel progetto “Italia 2030”, un progetto per aiutare questo tipo di transizione perché è importante che tutti vadano nella stessa direzione” (Buffagni a margine dell’evento ha poi confermato alla Staffetta la presenza anche di Eni ed Enel nel progetto). Per quanto riguarda le Autorità, invece, il vice ministro ha precisato: “verranno coinvolte nei dibattiti ma non nell’organizzazione”. “Sulle politiche industriali c’è da lavorare – ha concluso Buffagni – Industria 4.0 si manterrà, consapevoli che però bisogna declinarla in maniera diversa, verso la transizione e verso la digitalizzazione altrimenti non andiamo da nessuna parte”.
Il fermo sostegno al biometano di Luca Benedetti, “mente” del Pniec secondo la presentazione dello stesso Raffaele Tiscar, ha spiazzato l’intera platea. È stato lo stesso Benedetti a richiamare alla memoria il tavolo sulla mobilità presieduto da Tiscar, ricordando come l’opzione tecnologica – e quindi il passaggio ad una mobilità elettrica – era stata segnalata nelle raccomandazioni del report stilato due anni fa (v. Staffetta 01/06/17) solo al terzo posto tra le priorità, dietro la riduzione dei consumi e la modifica delle abitudini di comportamento in tema di spostamenti in favore di un trasporto pubblico.
“Parlare di mobilità sostenibile andando subito a focalizzarsi sull’opzione tecnologica è abbastanza poco lungimirante”, ha sentenziato Benedetti. La chiave espressa dal responsabile Gse è stata infatti quella di “ridurre i consumi nel settore trasporti e incrementarne la percentuale di rinnovabili, quindi biometano avanzato e mobilità elettrica”. Tra le misure in cantiere a tale riguardo, Benedetti ha segnalato: “c’è il V2G, un decreto sulla comparabilità dei prezzi delle ricariche elettriche e c’è in gestazione un ecobonus per facilitare la rottamazione dei veicoli inquinanti”. “Non è il Pniec la sede per
trovare la ‘svolta elettrica’ – ha dichiarato Raffaele Tiscar al termine dell’intervento di Benedetti tra i brusii del pubblico in sala – rimarrà deluso quindi chi la cercherà lì. Questa è un’operazione verità: da qui al 2030 il ruolo da protagonista ce l’avranno i biocarburanti, quindi i motori endotermici”.
Ribadendo l’indipendenza dell’Autorità dalla politica, Stefano Saglia ha voluto utilizzare il suo intervento per chiarire alcuni punti sull’infrastrutturazione della mobilità elettrica: “siamo affascinati dalla mobilità elettrica ma c’è un mondo che va organizzato affinché questi prodotti possano circolare e siano utili per la tutela dell’ambiente. Uno degli
aspetti più importanti è lo sviluppo della rete elettrica, in particolar modo delle reti di distribuzione”. Saglia ha infatti spiegato che “una mobilità elettrica che diventa significativa dal punto di vista dei consumi può arrecare disagio, o danno, a quella che è la sicurezza e la qualità del servizio della rete”. Per questo motivo occorre un “potenziamento e un investimento nelle reti di distribuzione”, tenendo in considerazione il grande divario tra il nord e il sud Italia e consapevoli che – con riferimento a un potenziale incremento degli oneri di sistema in bolletta – “un piano che vuole intercettare la domanda di mobilità elettrica non è un piano a costo zero, anche per coloro che non acquistano l’auto elettrica”. Saglia si è concentrato poi sul piano tariffario: “stiamo sviluppando delle linee di indirizzo che sono contenute in un documento di consultazione legato all’aggiornamento delle tariffe nelle reti di distribuzione. È un’indicazione che arriva ogni 4 anni e abbiamo colto l’occasione questa volta per parlare di mobilità elettrica in questo contesto, quindi in maniera molto concreta perché queste saranno indicazioni che porteranno a conseguenze effettive sulle aziende, sugli operatori della distribuzione e quindi sui consumatori”. Il concetto su cui lavorare per il dirigente di Arera è quello dello smart charging, “investimenti sì utili alla mobilità elettrica ma che abbiamo un ritorno anche dal punto di vista di un risparmio economico”. Tre i temi che ha anticipato: la connessione delle infrastrutture di ricarica ai pod già esistenti, “perché costano di meno”, lo sfruttamento quanto più è possibile della ricarica privata collettiva (“è il condominio che dovrebbe iniziare a pensare a immaginare una serie di servizi collettivi”) e infine l’adozione di una pianificazione a livello locale (“non siamo contrari al fatto che le aziende si siano lanciate in maniera del tutto volontaristica nel mettere in campo le colonnine, è auspicabile però che, non lo Stato, ma le Regioni abbiano una pianificazione che tenga conto delle reti di distribuzione e dell’assetto urbanistico delle città”).
Infine, una riflessione sulla necessità di indurre l’utente a comportamenti virtuosi in tema di ricarica: “se riuscissimo a immaginare un mondo che rende conveniente ricaricare nella fascia F3 (dalle 23 alle 7 e il sabato e la domenica, ndr) avremmo uno sviluppo armonico della mobilità e una possibilità di contenimento dei costi per il consumatore non
indifferente. Noi abbiamo deciso di confermare la tariffa ribassata anche per il quadriennio per il 2020-2024”. Saglia ha concluso con un “avviso ai naviganti”: “non riteniamo che la ricarica ai posti accessibili al pubblico possa avere un prezzo uguale a quello privato. Quest’ultimo è un servizio avanzato, più potente della ricarica domestica, ma inevitabilmente destinato a costare di più”.
L’evento è stato anche l’occasione per presentare i risultati della Carta metropolitana sulla mobilità, il documento ideato durante la prima edizione di e_mob nel 2017 con lo scopo di coinvolgere ed educare città e comuni verso una mobilità più sostenibile e pulita: ad oggi ha trovato l’adesione di 119 comuni italiani, per una quota di popolazione coinvolta di circa 22 milioni di abitanti. Una carta che però ha trovato attuazione principalmente nel nord del paese: secondo i dati illustrati dall’assessore alla Mobilità e all’Ambiente di Milano, Marco Granelli, il 72% delle azioni in tema di mobilità elettrica ha avuto luogo nei comuni dell’Italia settentrionale, con centro e sud/isole a spartirsi la restante quota (rispettivamente 16% e 12%). Dall’indagine svolta, l’installazione di colonnine pubbliche è stata la misura più “gettonata” mentre sorprende che solo il 41% dei comuni coinvolti abbia recepito quanto stabilito dall’art. 15 della direttiva Dafi in tema di misure per agevolare la realizzazione di punti di ricarica.
E il tema colonnine è stato al centro del dibattito di gran parte dei relatori chiamati sul palco dell’Auditorium Testori della Regione Lombardia nella prima giornata: per Alberto Piglia, head of e-mobility di Enel X, occorrono “adeguamenti normativi in tempi brevi” per ovviare alla tuttora persistente difficoltà nell’installare colonnine viste le grandi differenze
nei regolamenti dei comuni. Per quanto riguarda invece il lavoro di Enel X, ha sottolineato la “visione europea” dell’azienda che guarda all’Europa e all’interoperabilità per il futuro.
Sempre da Enel X, ma questa volta da parte di Luigi Ottaiano, head of e-mobility solution per l’Italia della divisione di Enel, arriva un ulteriore punto di vista sullo stato dell’arte della mobilità “alla spina” nel paese: “abbiamo più punti di ricarica che auto elettriche”, ha ironizzato il dirigente di Enel X aggiornando il conteggio delle infrastrutture di ricarica installate dalla sua azienda a quasi 8mila. Infatti, se il Pnire, il Piano nazionale per le infrastrutture di ricarica elettrica, nel suo aggiornamento al 2015 prevede che entro il 2020 il rapporto tra punti di ricarica pubblici e veicoli elettrici sia di almeno 1:10, secondo i dati del sito Ecomotori.net che conta in Italia 2.297 “distributori”, la proporzione è già di una colonnina ogni 7,5 auto elettriche circa in circolazione. Sul palco di e_mob anche Fca con Roberto Di Stefano, responsabile della e-mobility per l’area Emea: “è un anno impegnativo per noi che cambierà il nostro approccio al cliente e al mercato”.
“È stata una terza edizione – ha dichiarato il coordinatore del comitato promotore Camillo Piazza – al di sopra di ogni aspettativa e la presenza delle principali case automobilistiche e motoristiche che concretamente credono in questo mercato è la dimostrazione che siamo sulla strada giusta. Il prossimo anno si vedranno in Italia risultati di crescita importanti. Nell’euforia del successo di questa edizione, in particolare per la presenza per la prima volta dei marchi Fca, mi rendo conto che il vero cammino inizia adesso, che dovrà dare i suoi frutti per la 4° edizione del festival dell’e-Mobility del 24/25/26 settembre 2020 a Milano”. E ha concluso: “siamo alla vigilia dell’anno della svolta in Italia della mobilità elettrica e la comunità di e_mob è pronta ad affiancare quanto nuovo mondo per renderlo sempre più virtuoso e utile alla collettività”.
Articolo di Luca Michele Piscitelli per Staffetta Quotidiana
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