La transizione verso il “non fossile” dei trasporti marittimi è necessaria, subito. Interviene anche il ministro del mare, Nello Musumeci.
L’estate 2022 è stata davvero caldissima e adesso rischiamo non solo di giungere a tappe forzate al punto di non ritorno paventato dai climatologi e dagli scienziati, ma anche di pagare duramente da subito le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto.
L’aumento delle temperature provoca infatti una maggior evaporazione nei nostri mari e quindi un eccesso di umidità nei bassi strati dell’atmosfera, la vera energia potenziale in grado di alimentare gli eventi meteo estremi come i temibili “Medicane”, dalla fusione dei termini inglesi MEDIterranean hurriCANE (uragano mediterraneo). La temperatura media del mar Mediterraneo è giunta a 25 – 27 gradi: un calore eccessivo che smorza le normali correnti caldo-freddo, che priva i fondali di ossigeno, che tropicalizza i nostri mari e che fa proliferare in maniera anomala animali e invertebrati pericolosi (come le meduse).
Al momento, non sono molte le esperienze di elettrificazione dei trasporti marini e lacustri e di riduzione dell’impatto fossile e inquinante delle navi mercantili e da crociera. Ma le innovazioni nel traffico marittimo esistono. Il prossimo 14 ottobre, ad esempio, sul lago di Como, si svolgerà la kermesse e_mob nautica, con le migliori esperienze di nautica elettrica. Anche il ministro del mare, Nello Musumeci, si è espresso in merito, nella speranza di dare seguito con i fatti alle parole di preoccupazioni espresse.
In un’intervista al Corriere della Sera, alla domanda “è preoccupato?”, risponde: «Ventotto gradi in superficie sono tanti, la temperatura del Mediterraneo è salita di due gradi. É un mare con la febbre e la colpa è anche dell’inquinamento prodotto dal carburante fossile delle navi, dal petrolio sversato e dai milioni di tonnellate di plastica che a poco a poco lo stanno soffocando. Quindi dico che non c’è da preoccuparsi, piuttosto c’è da occuparsene seriamente, perché lo sconvolgimento climatico già in atto da almeno 15 anni ormai è evidente. Io non sono un negazionista. Siccità e alluvioni sono le due facce della stessa medaglia: la tropicalizzazione del nostro clima. Adesso abbiamo il Piano del Mare, varato pochi giorni fa. Siamo pronti ad accettare la sfida».
Il Ministro poi aggiunge: «La lotta all’inquinamento si svolge innanzitutto con la transizione energetica, cioè la produzione di energia green anche per le navi. Per fortuna il buon Dio ci ha già messo a disposizione le risorse: con il solare, l’eolico, l’idrogeno verde, il Mezzogiorno potrà diventare l’hub energetico meridionale dell’Europa. Non dimenticate che l’Ue ha già come obiettivo il rinnovo della flotta, con la rottamazione delle navi che inquinano di più. E ancora: nel Piano c’è il rilancio di pesca e acquacoltura, un sistema delle Isole minori, abitate da 220 mila italiani con tanti problemi, maggiore coinvolgimento dei privati nei porti, la cantieristica, la nautica. Le aree retroportuali al servizio dell’attività manifatturiera: non più solo luoghi di carico e di scarico ma anche di trasformazione delle merci».