La quarantena dovuta al coronavirus ha azzerato, o quasi, la presenza di auto e furgoni sulle strade consentendo ai ricercatori di RSE (Ricerca Sistema Energetico) di valutare le variazioni delle concentrazioni di inquinanti nell’aria dovuti al blocco del traffico. Il risultato delle analisi è nel Dossier del quale vi proponiamo la sintesi con il testo completo che può essere consultato qui.

Gli effetti del lockdown sulla qualità dell’aria a Milano e in Lombardia                        

L’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione planetaria del Covid-19 ha determinato una serie di provvedimenti che, in molte nazioni, hanno portato alla chiusura di attività produttive e commerciali, all’introduzione di misure di confinamento con conseguenti diminuzioni – per esempio fino al 75% nelle settimane di chiusura generalizzata delle attività a Milano – del traffico privato. Ciò ha indotto, evidentemente, un calo nelle emissioni di inquinanti legato al trasporto stradale. Il lavoro di RSE – Ricerca sul Sistema Energetico, che vanta una notevole esperienza sugli studi della qualità dell’aria a livello nazionale – intende fornire una prima valutazione degli effetti sulla qualità dell’aria nel territorio milanese e lombardo nel periodo febbraio-marzo 2020. Una condizione, se considerata nell’ottica delle ricerca scientifica, favorevole perché permette di compiere delle valutazioni e confrontare modelli in situazioni reali di calo del traffico veicolare mai verificatesi in passato. Gli elementi di assoluta novità metodologica sono determinati, infatti, dalla condizione di lockdown che consente di validare, attraverso misure, la capacità del modello di ricostruire la situazione base e gli scenari legati a particolari condizioni. In altre parole è possibile porre in relazione, direttamente e quantitativamente, provvedimenti e impatti. Lo studio rappresenta anche un utile complemento alle valutazioni emerse in questo periodo, basate principalmente sull’analisi dei dati di misure sperimentali. Gli elementi di assoluta novità metodologica sono determinati dalla condizione di lockdown che consente di validare, attraverso misure, la capacità del modello di ricostruire la situazione base e gli scenari legati a particolari condizioni.

Lo studio ha considerato in particolare il biossido d’azoto (NO2), inquinante nocivo maggiormente legato al traffico veicolare. In prospettiva si sta già lavorando per poter considerare l’impatto anche sul particolato atmosferico (PM10 e PM2.5), molto presente nel contesto lombardo e altrettanto impattante sulla qualità dell’aria.

Secondo i dati ARPA Lombardia il traffico stradale è principale fonte emissiva di ossidi di azoto (Nox): il 51% su base annuale in Regione e il 65% nella città metropolitana di Milano. Gli ossidi azoto sono quindi validi “traccianti” per questo tipo di indagine preliminare sugli effetti della drastica riduzione del traffico veicolare sulla qualità dell’aria. Il confronto fra lo stato attuale dell’aria lombarda con quello degli anni precedenti è stato svolto prendendo in esame le misure di biossido d’azoto rilevate dalle centraline di ARPA Lombardia, che ha evidenziato una netta diminuzione dei livelli di concentrazione in aria soprattutto nel mese di marzo 2020.

Lo studio di RSE ha verificato in primo luogo la variabilità delle condizioni meteorologiche che hanno un notevole impatto sull’accumulo degli inquinanti e sul loro naturale smaltimento. Per questo, come passo preliminare, è stata effettuato un confronto dei dati meteorologici dal 2018 al 2020 che hanno evidenziato una sostanziale similitudine dell’anno in corso rispetto a quelli precedenti, in termini di dinamicità delle condizioni meteorologiche. Ciò ha permesso di confermare l’ipotesi che la diminuzione delle concentrazioni rilevata dalle centraline fosse ascrivibile in larga parte all’effetto di lockdown.

Successivamente, i ricercatori di RSE, mediante modelli matematici, hanno confrontato due simulazioni, la prima in cui è stato mantenuto un livello emissivo abituale Business as Usual (BAU) e una in cui è stata introdotta una riduzione delle emissioni che riflettesse la corrispondente riduzione del trasporto stradale, determinata dal susseguirsi delle misure restrittive. La fonte dei dati emissivi “inalterati” è l’inventario delle emissioni. In seguito, grazie ai modelli meteorologici e di qualità dell’aria e sulla base dalle due diverse condizioni emissive, è possibile rappresentare la concentrazione di inquinanti sia in caso di “lockdown” sia in quello di “BAU”.

L’applicazione del modello ha evidenziato come la riduzione del traffico veicolare produca effetti estremamente rilevanti sulle concentrazioni di biossido d’azoto. Durante il periodo di maggiore restrizione le riduzioni di concentrazioni di NO2 sono pari a circa il 30% del valore che si osserverebbe senza lockdown. Ciò corrisponde a una discesa di circa 20 µg/m3 nelle aree di massimo inquinamento.

I grafici mostrano il confronto fra la concentrazione media settimanale di NO2 calcolata nello scenario lockdown la 1° settimana – dal 24 febbraio al 1 marzo – e l’ultima presa in considerazione – dal 23 al 29 marzo –. Le mappe mostrano anche la riduzione percentuale della concentrazione rispetto allo scenario BAU, valutata in alcune aree urbane, da cui si evince una riduzione molto più incisiva alla fine di marzo.

Le concentrazioni nel caso BAU presentano per l’intero periodo massimi in corrispondenza delle aree urbanizzate di maggiore importanza, come l’area metropolitana di Milano, la Brianza e le città di Bergamo e Brescia. La riduzione della mobilità porta a un calo significativo nel valore di concentrazione modellato, con gran parte della regione che registra valori inferiori ai 40 µg/m3. Le riduzioni in termini assoluti sono generalmente superiori ai 10 µg/m3, nella città metropolitana di Milano e aree adiacenti, con massimi superiori ai 20 µg/m3. Nei seguenti periodi la riduzione delle concentrazioni nei centri urbani è dell’ordine del 3-6%, 13-24% e 20-35% rispettivamente per le settimane dal 2 al 8 marzo, dal 9 al 15 marzo e dal 16 al 22 marzo.

Quello che emerge dallo studio RSE è che un’importante riduzione degli inquinanti con conseguente miglioramento della qualità dell’aria si verifica se le riduzioni del traffico arrivano a percentuali superiori al 70%. Un dato che, riferito allo politiche per la mobilità richiede che queste ultime per poter dare un contributo importante, essere efficaci e al contempo realistiche, devono prendere in considerazione uno spettro molto ampio di ambiti di intervento. Le strategie per il contenimento degli inquinanti devono essere fondate su una sostanziale riduzione della mobilità nel suo complesso e non attraverso provvedimenti spot o confinati entro porzioni limitate di territorio.

La scelta, obbligata in molti casi, di attivare modalità come lo smart working che si legano a politiche per il lavoro più agili, al ripensamento degli orari di ingresso e uscita dalle scuole e dai luoghi di lavoro sino ad arrivare alla riprogettazione di aree urbane con più servizi di prossimità e crescenti livelli di digitalizzazione sono elementi che, insieme, possono concorrere al raggiungimento di obiettivi, anche ambiziosi, di miglioramento della qualità dell’aria.

Anche le modalità di trasporto meno impattanti, la mobilità dolce, il car sharing e l’utilizzo di veicoli elettrici consentirebbe di arrivare ad abbattere in maniera continuativa e permanente la concentrazione di inquinanti nella nostra atmosfera.

RSE, Ricerca Sistema Energetico

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