Chiede ironicamente Nicola Armaroli, Research Director del CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche, su Instagram: “Scusate, sono stato su Marte un paio d’anni e mi sono perso qualcosa. Da quel che vedo ora sta accadendo l’impensabile! Evviva! a)Le auto diesel e benzina difendono l’ambiente;b)Il petrolio non costa niente e comunque mi par di capire che ora gli sceicchi ce lo regalino;c)L’industria automobilistica italiana va alla grande come 50 anni fa.Caspita quante cose sono successe! Qualcuno mi può aiutare? Grazie”. Armaroli si riferisce alla raccolta firme promossa dalla Lega contro il bando europeo all’immatricolazione di nuove auto endotermiche (benzina e diesel), previsto a partire dal 2035, ovvero tra più di 10 anni. Una opposizione, quella della Lega e di molti esponenti di Governo, di retroguardia, di diffidenza verso le innovazioni tecnologiche non inquinanti, mascherata da difesa dei poveri e dell’italianità industriale. Le cose ovviamente non stanno così, e questa incredibile narrazione, che sottintende che nel giro di qualche mese l’Europa cambierà politica, porterà solamente al suicidio delle nostre imprese che attenderanno invano l’arrivo del Messia 

Alcuni dimenticano che grazie alla vendita di quasi centomila 500 elettriche in Europa (non in Italia), si è mantenuta e incrementata l’occupazione a Mirafiori (Fiat Stellantis). Se non ci fosse stato il boom dell’elettrico in Europa, all’interno della naturale riduzione del mercato generale del settore del automotive (diciamocelo: attualmente sono in circolazione troppe macchine che non servono), in Italia ci sarebbe stata molta cassa integrazione in più, a spese della collettività. Il nostro Paese, con queste battaglie di retroguardia, rischia di perdere credibilità e le grandi case automobilistiche europee cominceranno a produrre in proprio la componentistica delle proprie automobili. Per altro vale la pena anche ricordare che è la differenza tra la componentistica delle auto elettriche rispetto e quella endotermiche è solo del 6%. 

Ovviamente, c’è molto da fare, dalla riconversione alle politiche industriali alla riqualificazione e orientamento del personale, passando dall’indispensabile riduzione dei costi finali delle vetture elettriche, fino al completamento di una efficiente ed efficace rete di ricarica nazionale. Chi non conosce o cova molti dubbi ed altrettanti pregiudizi sull’elettrico, può sempre venire a curiosare, tra il 7 e il 10 ottobre, a Milano a  www.emob-italia.it 

La battaglia contro l’elettrico e all’innovazione ecologica e tecnologica, è una guerra di conservazione (che, tuttavia, non conserva nulla, men che meno i posti di lavoro), fondata su principi, questi sì ideologici, e su dogmi e informazioni errate, ma, d’altronde, alcuni partiti dell’attuale maggioranza con i loro sponsor confindustriali si sono specializzati in crociate anti-ambientali e anti-europee: oltre alle auto elettriche, nel mirino sono la riconversione ecologica degli edifici e il nuovo regolamento sugli imballaggi.

Secondo i detrattori dell’elettrico, staremmo regalando soldi all’economia cinese.

In verità, sono ben altri, come dimostrano i dati, i settori realmente generosi con Pechino: la telefonia, l’ICT e il tessile con i suoi cinque miliardi di fatturato anno d’importazione. L’industria italiana della componentistica e dell’automotive, si dimostra molto più avanti di certa politica ed è, generalmente, pronta a raccogliere la sfida del bando alle auto inquinanti non già dal 2035, bensì dal 2030. Per qualche eventuale voto in più alle prossime elezioni europee del giugno del 2024, alcune forze politiche rischiano di fare un danno incalcolabile alle nostre produzioni, alle nostre industrie e al futuro del sistema Paese, oltre che all’ambiente.

Camillo Piazza, presidente Class Onlus

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