Nell’ambito di discussione avvenuta nelle giornate della 3^ Conferenza Nazionale della Mobilità Elettrica tenutasi a Milano dal 26 al 28 settembre sono emerse alcune riflessioni e contributi che sintetizziamo di seguito.

Riteniamo utile e doveroso esprimere innanzitutto la nostra soddisfazione per le scelte avviate dal Ministero dello Sviluppo economico nella manovra di bilancio precedente, con l’incentivazione diretta dei veicoli elettrici plug in e le altre manovre d’incentivazione della mobilità elettrica. È stata una proposta presentata a settembre 2018 dalla comunità di e_mob e il Governo l’ha fatta propria.

Il nostro paese è in ritardo rispetto alle azioni di affiancamento alle imprese automobilistiche che dovranno soddisfare i requisiti previsti dalla normativa europea, che impone ai produttori stessi, di ridurre le emissioni dei nuovi veicoli commercializzati del 15% entro il 2025 e del 37,5% entro il 2030 rispetto ai livelli registrati nel 2021.

Il settore dei trasporti rappresenta circa il 25% delle emissioni di gas serra del vecchio continente (di cui il 72,9% da ascriversi al trasporto su strada). Secondo quanto riportato dall’Agenzia europea dell’ambiente, si tratta dell’unico comparto nel quale non si siano registrati cali significativi rispetto ai livelli di emissioni raggiunti nel 1990. Occorre quindi accelerare maggiormente per favorire questa transizione. 

Il Piano nazionale energia clima 2030 (PNIEC) elaborato dal MISE e trasmesso alla Comunità europea, prevede diversi e importanti obiettivi tra cui: decarbonizzazione, autoconsumo, generazione distribuita, sicurezza energetica, elettrificazione dei consumi, efficienza, ricerca e innovazione, competitività. Il piano è vincolante per l’Italia e la realizzazione dei punti indicati rappresentano un salto di qualità nelle politiche in difesa dell’ambiente e del territorio.

Il nostro Paese ha fatto dei passi importanti e significativi sulle politiche d’incentivazione delle fonti rinnovabili (FER) che ci permette di dimostrare che la transizione collegata al passaggio alla mobilità elettrica, è pienamente sostenibile sul piano ambientale, a differenza di molti paesi europei, prima fra tutti la Germania, dove il mix energetico attuale non è certamente ottimale per questo passaggio. Occorre come sistema Italia, da questo momento in avanti, cercare di attuare tutte le previsioni previste dal piano e portare avanti tutte le azioni necessarie, per rispettare quanto previsto dal PNIEC approvato dal Governo.

Nel merito si prevede che le auto elettriche e ibride plug-in al 2030 possono portare un’importante contributo per la realizzazione degli obiettivi del piano, attraverso una diffusione complessiva di quasi 6 milioni di veicoli ad alimentazione elettrica di cui circa 1,6 milioni di mezzi full electric.

Ad oggi, anche per le difficoltà riscontrate nell’utilizzo degli incentivi previsti nella finanziaria 2019, sono in circolazione poco più di 20.000 mezzi elettrici e per arrivare al numero previsto dal PNIEC, occorre pertanto “osare” molto di più rispetto al passato per poter raggiungere i numeri previsti.

Affiancare il mercato dell’automotive, per aiutare le case automobilistiche a rispettare il limite di 95 grammi al km di CO2 entro il 1 gennaio 2021 è un’azione che occorre svolgere senza nessun dubbio e ripensamenti.

Per far questo le nostre proposte sono:

  • non bloccare a novembre la possibilità di accedere completamente all’incentivo previsto per  2019.
  • Dare piena attuazione alle indicazioni infrastrutturali previste dal PNIRE 2016 stabilendo tempistiche massime per la concessione di permessi relativi all’installazione e standard tecnologici uniformi; 
  • Modificare Art. 17-sexies. – (Disposizioni in materia urbanistica), legge 134/12 – 1. Le infrastrutture, anche private, destinate alla ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica costituiscono opere di urbanizzazione primaria realizzabili in tutto il territorio comunale, aggiungendo anche il termine “secondaria” dopo il termine “primaria”;
  • Precisare, con riferimento alle aree sottoposte a vincolo (paesaggistico, culturale od architettonico) che l’installazione di un’infrastruttura di ricarica rientri tra quegli interventi sottoposti a procedura autorizzativa semplificata, di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2017, n. 31 – Regolamento recante individuazione degli interventi esclusi dall’autorizzazione paesaggistica o sottoposti a procedura autorizzativa semplificata G.U. 22 marzo 2017, n. 68); 
  • Dal punto di vista tariffario si richiede la definizione di tariffe per la fornitura di energia per la ricarica (sia in ambito pubblico che privato) tali da favorire la diffusione iniziale della mobilità elettrica. Per la ricarica pubblica si chiede di rivedere l’attuale tariffa specifica, per la quale è peraltro stato annunciato il termine al 31.12.2019, che attualmente prevede anche delle componenti regolate che risultano non sufficientemente incentivanti. Si chiede di prorogare la validità della tariffa specifica Btve oltre il 2019 e riformarla, con una riduzione significativa nei valori delle componenti regolate (Tras, Dis, Mis) fino al 2024, rinnovabile per altri 3 anni. La diminuzione della Btve dovrebbe includere inoltre “una fascia oraria a tariffa ribassata per agevolare l’utilizzo della generazione da fonte rinnovabile solare quando disponibile e diminuire il carico al picco serale”;
  • Per agevolare le ricariche private e non creare discriminazione con chi ha nei propri box la medesima fornitura elettrica della propria abitazione, e quindi la stessa tariffa, è necessario che le pertinenze, che sono indicate negli atti catastali, godano della stessa tariffa energetica dell’abitazione collegata, anche in caso di nuova fornitura elettrica con nuovo contatore.
  • Intervenire per incentivare il trasporto pubblico elettrico e favorire l’utilizzo della modalità elettrica per tutti gli sharing, abbassando i costi dell’elettricità per il trasporto urbano, come in parte avviene per il trasporto ferroviario.
  • Aumentare il bonus per l’acquisto EV 2020 di almeno tre volte (210 milioni) per permettere alle case automobilistiche di tendere a raggiungere i necessari obiettivi di compliance C02, con particolare attenzione nell’indirizzare le risorse pubbliche sulle classi economiche meno abbienti che non riuscirebbero, ad esempio, a rottamare il proprio veicolo se non attraverso un sostanziale contributo pubblico.
  • Non disperdere le risorse in diversi settori di possibile utilizzo, ma concentrarsi, almeno per il 2020, sulla promozione del mercato del privato/cittadino. 
  • Il rapporto e il numero attuale dei sistemi di ricarica pubblica è soddisfacente, con oltre 10.000 colonne pubbliche censite sul territorio. Non occorrono, a nostro parere, ulteriori finanziamenti in questo ambito, se non per agevolare eventualmente l’installazione di sistemi di ricarica veloci e superiori a 50 kW, soprattutto per dislocarle presso le arterie di maggior passaggio e nella maggior parte dei distributori delle benzine.
  • Prevedere dei finanziamenti destinati alla formazione e alla creazione dell’autoimprenditorialità giovanile e un affiancamento, per la formazione professionale specifica, agli attuali addetti del comparto dei meccanici/meccatronici per la loro ricollocazione nel nuovo mercato. Prevedere un riconoscimento di un credito d’imposta/contributo per le attività di formazione destinate alla riqualificazione delle competenze dei lavoratori già occupati nelle case automobilistiche che saranno protagonisti del passaggio all’elettrificazione. 
  • Supportare lo sviluppo di una catena del valore delle batterie, tramite il finanziamento di progetti legati allo sviluppo domestico delle batterie e il loro riutilizzo successivo nella filiera del “Second Life”

 

 

Il Governo ha affermato recentemente che ha intenzione di ridurre sensibilmente i sussidi dannosi per l’ambiente e contestualmente nel documento presentato di concerto con il ministero dell’Ambiente “Green new deal” si prevedono, per il prossimo triennio, risorse per l’incremento all’uso di tecnologie a basso impatto ambientale. Per questo sarebbe auspicabile che i proventi generati, ad esempio, per il riequilibrio rispetto alle benzine, con l’aumento di qualche centesimo al litro del prezzo del diesel, venissero impiegati per la creazione di una filiera italiana della mobilità elettrica e per attuare le azioni che abbiamo proposto con questo sintetico promemoria.

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