Tesla, la casa automobilistica di Elon Musk, aveva deciso di investire 200 milioni di dollari in robot (6 anni fa) e in sei mesi ha trasformato completamente la produzione delle proprie auto elettriche, incrementando il fatturato e diminuendo il numero dei dipendenti di 7800 persone. Ad oggi sono le auto elettriche più richieste sul mercato con un successo ineguagliabile.

Questo è un esempio di come una casa automobilistica ha saputo piazzarsi in largo anticipo nel settore della mobilità elettrica. Le case automobilistiche, a seguito del grande successo di Tesla, hanno rivisto in questi ultimi 2 anni il proprio business comprendendone il grandissimo potenziale.

Case automobilistiche come Volkswagen, anche a seguito dello scandalo dieselgate, hanno compreso che lo sviluppo delle auto elettriche porterà a nuovi modelli di business paragonabile al passaggio dal cellulare allo smartphone. Tutte queste grandi aziende hanno ben presente la fine fatta dalle più grandi multinazionali che non hanno saputo aproffittare della loro posizione dominante (Motorola e Nokia, oggi quasi scomparse sul mercato internazionale).

La BMW produce il suo unico modello completamente elettrico, il BMW i3, a Dingolfing, vicino a Monaco di Baviera, in quello che è il più grande stabilimento d’Europa, attivo fin dal 1967. Da nemmeno un centinaio di operai di qualche anno fa, oggi circa il 10% del totale dei dipendenti dell’impianto è dedicato alla produzione (parliamo di oltre 10.000 persone) e sono in crescita vertiginosa, visto che BMW ha dichiarato che a partire dal 2021 trasformerà il 50% della produzione in elettrico e per questo ha stanziato un investimento di 12 miliardi di euro. Circa un terzo dei 133.000 dipendenti è stato formato per lavorare sull’elettrico.

Volkswagen ha dichiarato che nel 2026 dismetterà la produzione di auto a combustione e per questo già nel 2016 ha concordato con i lavoratori una riduzione di 30.000 posizioni. 

L’industria automobilistica, nel corso dei 140 anni dalla sua nascita, è diventata il primo settore fondamentale in Germania con circa 834000 addetti. Una storia di eccellenza che ha reso i marchi tedeschi leader in tutto il mondo, ma che adesso sta per cedere il passo ad altri Paesi. Da qui si può dedurre come mai la locomotiva europea (la Germania) sta rallentando proprio in questo periodo a causa del cambiamento. La produzione è infatti spostata su due elementi fondamentali per l’auto elettrica: il motore elettrico e la batterie. Oggi, negli stabilimenti tedeschi, le batterie si assemblano ma non si producono. La produzione avviene in Cina che si è imposta in poco tempo come leader del settore. Francia e Germania hanno stanziato di 1 miliardo e 700 milioni di euro per lo sviluppo di un’industria dedicata alla produzione di batterie elettriche in Europa (o nei loro confini?). Per il momento tali investimenti non sono sufficienti a destare preoccupazione alla Cina che resta il primo fornitore. L’incremento della produzione di veicoli elettrici in atto e le previsioni future fanno ipotizzare che si arriverà al numero di  228 milioni di auto elettriche entro il 2030 (vedi Global EV Outlook 2018), il che comporterà un aumento del 6.700% della domanda di batterie agli ioni di litio per alimentare i veicoli e creerà un mercato che dovrebbe essere valutato intorno ai 100 miliardi di dollari entro il 2025. Dei quattro componenti principali in una batteria agli ioni di litio, la Cina produce il 65,7% degli anodi, il 64,3% degli elettroliti, il 44,8% dei separatori e il 39% dei catodi.

L’industria automobilistica, insomma, sta subendo un cambiamento epocale e nel giro di pochi anni ci troveremo di fronte a uno scenario completamente diverso da quello che abbiamo conosciuto fino a ora.

Uno studio congiunto del sindacato tedesco IG Metall e del Fraunhofer Institute for Industrial Engineering ha concluso che entro il 2030 75.000 delle 210.000 posizioni in Germania nel settore automobilistico saranno obsolete, anche se nello stesso periodo il passaggio all’elettrico creerà circa 25.000 nuovi posti di lavoro, cioè poco più di un terzo di quelli persi. Secondo BMW, inoltre, la produzione di un motore elettrico richiede circa il 30% di tempo in meno della produzione di uno a combustione.

Negli Stati Uniti, altro grande produttore di automobili, la situazione non sembra differente. Un documento di ricerca pubblicato lo scorso anno da United Autoworkers ha rilevato come la domanda di componenti di veicoli elettrici “potrebbe spostare il business e l’occupazione in società non automobilistiche che non hanno una grande base produttiva negli Stati Uniti”. Questo fenomeno si sta già verificando in Germania dove oltre il 70% dei fornitori dell’industria automobilistica in passato erano tedeschi e questo è stato uno degli elementi su cui è stata costruita la fama delle auto tedesche nell’ultimo secolo. Con lo sviluppo dell’elettrico, la produzione di componenti si stanno sposspostandotate in altri luoghi del pianeta, dove fabbriche più all’avanguardia producono a basso costo grazie all’automazione. Questo sta già avendo un impatto sui lavoratori, con riduzioni del personale anche significative e con la chiusura di molte fabbriche. Come sta avvenendo in Bosch, per esempio, dove sono circa 50.000 i lavoratori nel mondo che dipendono dalle produzioni di veicoli diesel, 15.000 dei quali solo in Germania.

Per fortuna si potranno generare nuovi posti di lavoro indiretti dedicati ai servizi. Come è avvenuto per il passaggio da cellulare a smartphone, le auto elettriche offrono opportunità di sviluppo di servizi (potremmo chiamare anche qui App) in grado di rispondere alle esigenze dell’utente finale.

Dalla guida realmente autonoma (grazie anhe allo sviluppo 5g) in cui si potrà prenotare un’auto come un taxi, allo sviluppo di stazioni di ricarica con ricariche wireless o con apposite situazioni d’utilizzo delle auto (95% del tempo ferme) come storage, permettendo uno sviluppo massivo delle fonti rinnovabili. Sarà possibile utilizzare il veicolo, su lunge percorrenze, come un ufficio mobile o come un cinema e tanto altro.

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