Una volta che il decreto sarà pubblicato in Gazzetta le amministrazioni avranno 12 mesi di tempo per recepirlo e emanare un’ordinanza sindacale per la regolamentazione di tali dispositivi, ordinanza che dovrà individuare gli ambiti di circolazione autorizzata. La sperimentazione potrà avere una durata minima di 12 mesi e massima di 24 mesi dalla data di emanazione dell’ordinanza sindacale.

Non solo, il decreto deve necessariamente essere accompagnato dall’installazione, a cura dei Comuni, di apposita segnaletica orizzontale e verticale, che indichi che è in atto la sperimentazione, quali mezzi sono autorizzati a circolare e dove e imponga limiti di velocità massima consentita. Segnaletica che comporterebbe un grosso investimento per l’amministrazione – per di più per una sperimentazione di soli 12 mesi – e che andrebbe a infittire ulteriormente il «panorama» urbano.

In attesa del decreto, vige quindi l’articolo 190 del Codice della strada che «vieta la circolazione degli acceleratori di velocità sulla carreggiata delle strade e sugli spazi riservati ai pedoni se possano creare situazioni di pericolo per gli altri utenti». La sanzione? Da 25 a 99 euro. I vigili, applicando l’articolo 190, hanno comminato a Milano un centinaio di multe a monopattini e altri dispositivi che viaggiavano a velocità sostenute in aree pedonali in situazioni di affollamento. Difficile pensare che, almeno a breve, il sindaco emani la sua ordinanza. Sono circa 10 mila i dispositivi per la micro mobilità elettrica che sfrecciano dappertutto in città di Milano, pur non essendo autorizzati.

Vi e’ chiaro quello che vi potrebbe succedere?

Camillo Piazza, Presidente Class Onlus

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